Autore Topic: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.  (Letto 5687 volte)

AmigaCori

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RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« il: 03 Aprile 2012, 11:18:47 »
Curiosando ho trovato sta cosa:

Sure, sure… as an electrical engineer, amateur extra, and all-round scientist/experimenter, I’ve known the various theories of electromagnetics (EM) for a long time. Yes, those are all quite nice and tidy. The theories work extremely well for calculating just about everything…  yet, when all is said and done, I still don’t quite understand how radio waves are generated.
...

http://mendoradio.wordpress.com/2010/10 ... dio-waves/

Devo dire che rispecchia appieno la mentalita' americana sulla scienza ed elettronica in generale, cioe' capire piu' che studiare, cosa ci sia dietro alle formule.

La nostra formazione accademica italiana tende a mascherare tutto con le formule, a rispondere ad ogni domanda con teoremi, formule e pagine di calcoli che poi portano ad alontanarsi dal concetto ed a creare solo confusione perche' si tende (obbliga direi io) a puntare l'attenzione sul problema analitico piuttosto che su quello fisico.

Cioe' si analizza piu' il modello matematico che quello fisico, IMHO non facendo capire la sostanza del problema e quindi........purtroppo....non creando quel senso di intuizione che dovrebbe sia stimolare che aiutare nei casi in cui il modello matematico cessa di essere valido senza che ci si renda conto di cio'.

In breve, per la mia piccola esperienza, trovo che i testi in lingua inlgese (quindi NON solo scritti da americani) ad un certo punto della trattazione dell'argomento, diano uno stop dicendo "Ok, queste sono le formule...ma in realta', cosa si nasconde dietro le formule?, proviamo a vederlo..."
Cosa che non trovo nei testi italiani, anzi, si tende a spingere il piu' possibile verso l'astrazione del concetto rendendolo noioso e poco comprensibile a livello intuitivo.  :cry:
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Offline TheKaneB

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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #1 il: 03 Aprile 2012, 12:11:15 »
Concordo :-)

per questo motivo, pur essendo molto portato per la matematica, ho sempre odiato l'analisi e preferito branche più "concrete" come la geometria, l'algebra (applicata alla crittografia, codici di correzione, ecc...) e poi tutte le materie scientifiche applicate (dalla chimica all'elettronica, passando per la biologia, ecc...) :-)
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Offline Amig4be

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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #2 il: 03 Aprile 2012, 12:33:08 »
Citazione da: "TheKaneB"
Concordo :-)

per questo motivo, pur essendo molto portato per la matematica, ho sempre odiato l'analisi e preferito branche più "concrete" come la geometria, l'algebra (applicata alla crittografia, codici di correzione, ecc...) e poi tutte le materie scientifiche applicate (dalla chimica all'elettronica, passando per la biologia, ecc...) :-)

beh l'analisi matematica è un'esposizione semplificata (ma rigorosa) di secoli di lavoro dei matematici... un lavoro non propriamente legato a questioni pragmatiche e ingegneristiche, ma una dimensione astratta e logica che solo in casi singolari e unici poi si "trasforma" in uno strumento micidiale nelle mani di fisici, ingegneri. Quasi sempre i matematici sorridono alla totale mancanza di rigore con cui la fisica si appropria di pezzi di teorie matematiche, a volte molto generali, per descrivere l'universo, la materia e il loro comportamento. Però alla fine funziona, e quindi ci si evolve, e i matematici stessi ne avranno benefici.

Offline TheKaneB

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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #3 il: 03 Aprile 2012, 12:45:43 »
yep, concordo :-)

Infatti ci sono i "tipi matematici" che adorano quel tipo di studi ed i tipi "pragmatici", come me, che preferiscono cose che abbiano applicazioni concrete nella vita reale. Non che mi venga difficile la matematica astratta, semplicemente mi annoia, mentre le sue applicazioni mi affascinano.
Anche in informatica esistono due macro-aree: quella astratta della calcolabilità (studio di algoritmi, sostanzialmente è matematica pura) e quella pragmatica dell'ingegneria del software (applicazione degli algoritmi a prodotti reali).
Ovviamente quella teorica sta sempre 20 anni avanti a quella pragmatica (anche di più, ad esempio solo oggi riusciamo a realizzare software teorizzati 50 anni fa, specie nel campo dell'intelligenza artificiale), ma la reputo un'area un po' noiosa che non si sposa con la mia personalità "smanettona" e preferisco, solitamente, approfondire la teoria solo quando è strettamente correlata a qualcosa di applicabile nel concreto.
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Offline Allanon

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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #4 il: 03 Aprile 2012, 18:32:28 »
Giusto per dire che non proferisco parola perchè so' 'gnurant in materia, ma sto leggendo tutto con molta attenzione, compresi i link... resto in ascolto  :D
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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #5 il: 03 Aprile 2012, 18:50:04 »
La penso allo stesso modo di Antonio. Anche a me le cose troppo teoriche non interessano, preferendo gli aspetti più pratici. Ad esempio sono molto più interessanti per me i corsi che sto facendo di algebra e fisica rispetto alllo scorso semestre dove facevo analisi 1 (che tra l'altro non ho passato :doh: ).

Citazione
Americani... mio nonno lo diceva sempre che erano dei palloni gonfiati
Sempre detto anche io! :lol:
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Offline TheKaneB

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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #6 il: 03 Aprile 2012, 19:50:49 »
Concordo, nel mio caso ad esempio la laurea mi é inutile se non per avere un pezzo di carta a curriculum.
Diciamo però che il 99% delle cose che spiegano da noi, informatica, anche quelle superteoriche, mi sembrano talmente banali che spesso passo gli esami senza aprire il libro (e ho la media del 29.7).Se volessi potrei lavorare come ricercatore all'uni e magari sarei anche bravo nel farlo, ma probabilmente morirei di noia.
Preferisco progettare, e realizzare, software. Mi trovo molto piú a mio agio con una professione pragmatica come la mia :)

Ps: BM non mi suona nuovo... Rinfrescami la memoria
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AmigaCori

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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #7 il: 03 Aprile 2012, 20:07:37 »
@dsar
Io su questa cosa ci ho riflettuto molto.

Se scrivi un libro per godere nell'autocompiacerti di aver fatto un'opera "difficile" da leggere con cui vantarti con i tuoi colleghi, allora si, sei un autore italiano.

Io trovo molta meni difficolta' nel capire gli stessi concetti su libri in inglese piuttosto che in italiano, la mia impressione e' che libri di testo accademici, di livello universitario (mi riferisco a questi nle presente thread) siano scritti non per lo studente, ma per dimostrare un certo rigore ed una certa competenza agli altri colleghi docenti del settore.

L'americano, che sara' pure sempliciotto e terra terra, ti introduce la teoria, ti fa l'esempio e poi ti affonda di brutto nella teoria appoggiandosi sempre a degli esempi e cio' e' "come ragione l'uomo", l'uomo deve "toccare" le cose per capirle, ci deve sbattere la testa per farsi da solo delle domande ed attivare il cervello, non essere un lettore passivo come accade nei testi italiani.

Trovo il sistema italiano complesso, dispersivo, antiquato e poco produttivo.

I computer li fanno un america ed in Asia, tutta l'elettronica e l'informatica la fanno li', e per fare quelle cose ci seeve gente che ci capisca, quindi anche se saranno degli ignorantoni alla fine quegli ignorantoni si vede che hanno un sistema migliore del nostro. :)

La scuola italiana e' sinonimo di passivita' e noia, lo studente non e' sitmolato, e' un essere passivo che sta li' nel banco a subirsi spiegazioni/interrogazioni/test e poco gli restera' in testa visto che e' quasi obbligato ad imparare...anzi, a memorizzare.

...ah...non ho idea di come sia l'eduzione russa, cioe' i libri russi...pero' sono curioso :)

@Allanon
Beh, alla fine il thread l'ho messo per parlare non certo di Sassenrath :D era uno spunto ad una cosa che mi preme molto: la scarsezza del sistema italiano nell'educazione.
Si citano sempre quei 4-5 ricerctori famosi nel mondo...grazie alla ceppa :D saranno quei megageni che anche se fossero nati in una baracca africana sarebbero diventati dei capoccioni ^^ insomma quelli sono l'eccezione...e come ci sono eccezioni italiane ci sono eccezoni di qualsiasi nazione.
Purtoppo vedrai da parte mia sono commenti negativi al nostro sistema  :lol:  t'avverto in anticipo. :p
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Offline cdimauro

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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #8 il: 03 Aprile 2012, 21:04:19 »
Io invece mi trovo d'accordo con dsar.

Da informatico devo per forza di cose essere pragmatico, ma all'università le materie che mi sono piaciute di più sono quelle teoriche (computabilità, complessità, algoritmi, ecc.).

A mio avviso la scuola italiana forma moltissimo, specialmente la mente, il metodo. Non è un caso che i laureati italiani che vanno all'estero, in particolare negli USA, il master e il PhD lo prendano in poco tempo e con poco sforzo: si trovano già molto preparati.

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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #9 il: 03 Aprile 2012, 21:21:21 »
Citazione da: "dsar"
Probabilmente se mettessi un comune ingegnere o fisico a riparare un'automobile combinerebbe danno :mrgreen:
Però un moderno motore non lo progetta un meccanico uscito dall' IPSIA, ma un ingegnere meccanico. Magari non sarà pratico con il martello, ma ha la conoscenza esatta del funzionamento del dispositivo.

Per "non mi piace la teoria" non intendo mica "odio qualsiasi cosa che vada oltre il scrivere codice"... odio la "teoria alta", se esiste qualche definizione di "teoria alta" :P.

Uscendo come perito industriale, il passaggio a ingegneria informatica era scontato insomma. Come ho già detto, fin'ora l'unico corso che non mi ha ispirato per niente è stato Analisi 1 (molto probabilmente complice anche il professore che correva come un dannato).
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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #10 il: 04 Aprile 2012, 00:52:22 »
Citazione da: "dsar"
Be' scontato no.
Per me si, volendo aumentare le mie conoscenze... Di sicuro non andavo a fare latino no? :P
Citazione
Con il diploma di liceo scientifico non hai una qualifica lavorativa ed è un percorso che ti forma molto di più per l'università.
Direi che ti prepara solo per andare all'università.
Citazione
Credo però che un perito industriale non possa firmare certi documenti ed avere responsabilità civile/penale.
Non proprio. Noi periti informatici no, ma i nostri colleghi elettrotecnici, meccanici e chimici ad esempio studiavano diritto anche per i successivi 3 anni (i 2 primi erano in comune), perchè hanno bisogno di firmare vari progetti (chessò, un elettrotecnico che fa un impianto).
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AmigaCori

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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #11 il: 04 Aprile 2012, 12:27:35 »
@dsar
L'universita' non e' un luogo dove creare n-milioni di ricercatori, i ricercatori sono la minima ed insignificante parte di persone formate in un'universita' e credo che moltissimi trovino il lavoro del ricercatore noioso e poco stimolante visto che c'e' poca applicazione pratica, roba da teorici, ma la maggiorparte delle persone vuole vedere-toccare-testare con mano quello che studia.

Il mio discorso comunque aveva una motivazione diversa da quella di criticare o meno il sistema formativo italiano, la mia rilfessione nasceva dal trovarmi d'accordo con Sassenranth sul fatto che spesso (non voglio dire tutti va' :D) chi studia sta roba teorica la sappia giostrare ma non ne capisca granche' a livello pratico.

Le "RadioWaves" non sono formule matematiche campate all'aria, la matematica ne descrive il comportamento per crearne un modello matematico da poter applicare solo nel contesto dove ha validita' quel modello, cioe' nelle "premesse" e "restrizioni" che ci siamo posti, premesse e restrizioni od addirittura "correzioni" al modello che arrivano da osservazione DAL VERO, in campo, sul banco da lavoro.

Tu credi che questa sia roba da ITIS?, due calcoli in croce, per quanti complessi siano, li sanno fare tutti e se fossero troppo lunghi, potrebero darli in pasto ai computer...che diavolo ce li siamo inventati a fare? :D

Invece la comprensione del fenomeno fisico, dei limiti dei modelli, del perche' delle cose, beh...sono le cose che non vengono insegnate, tu le hai relegate allo studente dell'ITIS che non puo' avere ne' i mezzi ne' le capacita' per poterle affrontare, sono cose al limite tra teoria e pratica, sono le cose che uno NON dovrebbe capire da solo col tempo perche' sono troppo difficili da capire da solo e non possono essere assimilate tramite un percorso da autodidatta, diversamente un libro di analisi te lo puoi leggere da solo e capirlo da solo, l'universita' dovrebbe dare qualcosa in piu' che un libro di teoria non ti puo' dare.

Rigiuardo alla domanda sul liceo :D no, io ho fatto l'ITIS ma non conosco nenanche una persona che abia fatto il liceo scientifico che sappia che le leggi di gravitazione universale siano solo descrittive e non esplicative del fenomeno: cioe' perche' i pianeti stanno li' e non cascano uno sull'altro?, perche' seguono le leggi di Newton?  :| Vuoi vedere che tutti quegli studenti dello scientifico, abbindolati dalla matematica non abbiano capito nulla del fenomeno?, semplicemente perche' si butta tutto in matematica distogliendo l'attenzione dal fenomeno piuttosto che dalla descrizione analitica del mondo.
Tu credi che gli studenti dello scientifico capiscano la fisica?, sappiano andare oltre quelle 4 formulette imparate a memoria per passare il compito in classe?, credi che capiscano quello che studiano? io no ci credo proprio :)
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AmigaCori

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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #12 il: 04 Aprile 2012, 12:34:31 »
Citazione da: "Z80Fan"

Non proprio. Noi periti informatici no, ma i nostri colleghi elettrotecnici, meccanici e chimici ad esempio studiavano diritto anche per i successivi 3 anni (i 2 primi erano in comune), perchè hanno bisogno di firmare vari progetti (chessò, un elettrotecnico che fa un impianto).

Si a parole e' cosi' :D poi magari nel mondo reale e' un po' diverso dalle boiate che si vorrebbero far credere ^^

Un grande vanatggio di chi ha fatto l'ITIS rispetto al liceo, e' che ha spritio critico e si ferma a ragionare...senza stare semrpe a testa bassa sulle formile matematiche.

Un tizio che ha fatto lo scientifico se ottenesse una potenza dissipata su una resistenza di 10W andrebbe avanti senza farsi le benche' minima domanda sul fatto che magari sta scrivendo una marea di porcate  :lol:  un tizio dell'ITIS sa benissimo che la resistenza media e' da 1/4W, quella grande da 1W e quindi...si ferma e torna indietro a ragionare senza perder poi tempo a capire cosa ci sia che non vada 40km dopo di calcoli. ^^v

Ha il contatto con la realta'.
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Offline TheKaneB

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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #13 il: 04 Aprile 2012, 12:50:09 »
Perdonami eh, ma questi sono luoghi comuni che vi propinano all'ITIS B-)

Io ho fatto lo scientifico e conosco sia gente ti una tipologia che dell'altra. Semmai è il campione di misura che è "biased" perchè se non sei portato per le materie teoriche "a priori" scarti il liceo.
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Re: RadioWaves: Riflessione di Sassenrath.
« Risposta #14 il: 04 Aprile 2012, 14:41:00 »
Io ho fatto il Brocca (6 ore di matematica, 4 di fisica, 2 di chimica, 2 di biologia, 2 di scienze della terra), e posso dirti che ho passato Analisi 1 all'università con 30 senza nemmeno ripassare le dimostrazioni. Ho dovuto solo studiarmi le serie, perchè al liceo non c'eravamo arrivati (avevamo solo accennato qualcosa su serie convergenti e divergenti verso il mese di Maggio, che poi abbiamo abbandonato per prepararci all'esame di stato).
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